MOSTRA: MANDALA E FIORI DELLA VITA – 2008

MOSTRA: MANDALA E FIORI DELLA VITA – 2008

La scelta di Laura Frus dei mandala e dei fiori della vita come soggetti della sua produzione più recente, si basa su una elaborazione personale di notevolissimo spessore estetico, dove il termine assume il suo significato più contemporaneo e meno etimologico: non tanto ricerca di sensazioni, quanto commistione imprevedibile di speculazione teoretica e applicazione pittorica. L’artista, infatti, padroneggia con insospettabile completezza il percorso culturale dei disegni che ripropone, avendo ampiamente approfondito i rapporti tra le diverse esperienze intraprese lungo i vari continenti. Non si è limitata ad apprezzare la “gradevolezza” fenomenica dei mandala, ma ha scandagliato le origini più remote del fiore della vita, aggirandosi come un’Indiana Jones in gonnella tra le tradizioni di Egitto, Perù, Turchia, Irlanda, Cina, India, imbattendosi in tutti i geni che lungo i secoli ne hanno parlato (Platone, Leonardo, Keplero).
Quello che mi ha affascinato, è stato l’esito artistico, Frus non si è limitata a riproporre soggetti già ampiamente sviluppati, ma li ha personalizzati, attualizzati e soprattutto artisticamente valorizzati tramite la sua straordinaria sapienza pittorica. Così, soggetti tra loro simili, assumono ermeneutiche diverse grazie alla scelta tecnica, alla predilezione cromatica, all’elezione del dettaglio.
Si passa da un caldo e esotico gesso inciso con carboncino (dall’effetto straniante e emotivamente vibrante sorprendente) alle serigrafie (trionfo di colori in cui l’aspetto d’antan si sposa con incredibile naturalezza alla modernità dell’esecuzione); ci sono collage diafani ed evocativi, vere abrasioni dell’anima, accanto all’esplosione monocromatica dei pigmenti dei chakra, che sono altresì la manifestazione di come la lezione dell’ultimo secolo di pittura concettuale sia stata ampiamente metabolizzata dall’artista. La stessa modernità concettuale si trova in uno dei lavori più straordinari, quella Griglia magnetica che palpita nella sua fenomenicità informale con un nitore che trascende le intenzioni puramente decorative, ma anche quelle meramente mistiche.
A dimostrazione della sicurezza con cui padroneggia le principali espressioni artistiche dell’ultimo cinquantennio, a questa suggestione transavanguardista affianca il caldo rigore cromatico della produzione su legno (talmente fuori moda da scavalcare la modernità stessa) della ruota dei Guna, un prodotto artistico spiazzante, apparentemente lineare e concentrico, ma frutto di grande consapevolezza gestaltica nella scelta di tecniche che portano il quadro a guidare la contemplazione dai margini geometrici ma “sfocati” lungo la linea di cerchi sempre più incisivi cromaticamente fino al cuore, diverso nella realizzazione anche materiale rispetto al resto del quadro, in cui l’onda di colori volutamente estranei – nel loro accostamento – a qualsiasi tradizione di teoria della percezione conferisce quel senso di compiutezza contemplativa che dovrebbe essere il fine ultimo di ogni quadro.

Antonio Ferrero